Ciao Gino,
son gia' passati 16 anni da quel 29 gennaio, giorno in cui sei partito per il tuo ultimo, grande viaggio.
16 anni, sembra ieri.
Sembra ieri quando avevi deciso che la mamma ti aveva abbandonato, e decidesti di cominciare le tue avventure. Ti vedevo così poco, ma eri il mio eroe.
Quando mi prendevi sulle spalle, da piccolo, o quando mi dicevi "vorrei essere come te", quando invece io volevo essere come te, spirito libero, senza sapere il perche' della tua scelta.
Quando mi hai fatto guidare per la prima volta, quando passavi da casa e mi portavi un ricordo, quando mi prendevi in disparte e mi dicevi "non imitarmi mai, cerca di essere sempre cosi', io nella vita ho sbagliato tutto".
E ti aspettavo, sempre. Puntualmente dicevi che saresti arrivato, e puntualmente non arrivavi mai.
E un giorno hai deciso di stabilirti, di fermarti, di avere un luogo fisso, a Baronissi.
Avevi gente che ti voleva bene, che ti amava.
Ti eri fermato perche' sentivi che dovevi, perche' sentivi che la fine era vicina.
Non ti ho mai voluto rivedere, Gino, perche' dentro di me ero deluso delle scelte che avevi preso nei miei confronti, ma soprattutto nei confronti della mamma e di mio padre.
Eri un eroe per me, col tuo fisico statuario.
Gli ultimi tempi pesavi meno di me.
Alla fine presi il coraggio a due mani, e decisi di vederti. Quando ti ho sentito al telefono, il 27 gennaio, eri contento, volevi abbracciarmi.
E come al solito sei partito prima che io potessi rivederti. Il tumore ti aveva sconfitto definitivamente.
Sono sceso ugualmente, sapendo a cosa andavo incontro.
Non ho voluto vederti con gli occhi chiusi, volevo ricordarti come il mio eroe.
La mamma ti diceva dolcemente di svegliarti, e io, guardando impotente mio padre, volevo che mi scoppiassero i timpani, per non sentire piu' nulla.
Sono passati 16 anni e ancora tanti perche' non me li spiego, ma non ti posso dimenticare.
Ciao fratellone.
Penso a tutti quelli che hanno perso qualcuno di veramente importante, e che spesso non riescono a reagire. Io me ne sono fatta una ragione, ho pensato che soffrire e' giusto, soffrire troppo no.
Perche' la persona che ci lascia e' comunque sempre vicino a noi, e sente la nostra sofferenza, E non puo' avere pace e intraprendere il suo nuovo cammino.
Lasciarsi andare e non reagire non e' giusto, perche' noi continuiamo a vivere, dobbiamo continuare a vivere.
Lasciamo andare chi ci e' mancato, ma commemoriamolo una volta all'anno.
Perche' una persona muore veramente quando tutti si dimenticano.
Io la commemoro una volta all'anno, stappando una lattina di birra, e alzando il calice dico "alla tua, fratellone".
Io faccio così, e sento che mio fratello e' tranquillo.
Un abbraccio a tutti.